BORIS BILINSKY Bendery 1900 - Catania 1948
Immagini pubblicate per gentile concessione di René Clémenti-Bilinsky ©
Boris
Bilinsky, nato il 21 settembre 1900 a Bendery (Russia), attualmente quasi
dimenticato, era un artista riconosciuto ai suoi tempi come maestro di
decorazione e di costumi. "Dans l'illustration, les costumes, le
placard, Boris Bilinsky s'est taillé rapidement en France une des plus
belles places" ( Nell’illustrazione, i costumi e il manifesto Boris Bilinsky si è ritagliato rapidamente in Francia
uno dei posti migliori ) si legge per esempio nel Cinémagazine
del 20 maggio 1927. La Fondazione Giorgio Cini ha publicato nell’Enciclopedia dello
spettacolo dell’anno 1954 una citazione su Boris Bilinsky. Malgrado
ciò vi sono alcuni errori in questo articolo che gli è dedicato. Nel 1920 lascia l’Università e la sua patria per recarsi a Berlino per
studiare scenografia presso Max Reinhardt. Si trasferisce nel 1923 a Parigi dove
frequenta l’ambiente dei profughi russi con Leon Bakst, Leon Zack e Simon
Lissim. Per alcuni film ha curato la scenografia, per altri i costumi, per altri
ancora scene e costumi, altre volte aveva l’incarico di aiuto regista per la
parte artistica. Si può seguire la sua carriera nella stampa europea fin dal
1921: prima nei giornali dell’emigrazione russa e poi nella stampa francese,
ma anche tedesca e italiana. Lavorava in efetti alternativamente nei tre paesi.
Un gran numero di questi articoli sono conservati negli archivi di famiglia. Fu costumista di Le Lion des Mogols di Jean Epstein con Ivan
Mosjoukine (1924) e creò anche il manifesto per il lancio di questo film – il
manifesto fu premiato con medaglia d’oro all’Esposizione d’Arte Decorativa
del 1925 a Parigi. Fu scenografo di l’Affiche di Jean Epstein (1925,
anche cartellone). Fu anche cartellonista di film come Metropolis di
Fritz Lang – a Parigi nel
dicembre 1989, il manifesto del film Metropolis firmato dal Bilinsky ha
realizzato 122 000 franchi francesi. I manifesti cinematografici che fece nel
periodo 1924 – 1927 furono i primi veramente moderni del genere. La Cineteca
francese e la Bifi ne conservano più di venti. Era del resto riconosciuto dalla
stampa degli anni trenta come “ uno dei migliori ” 1 e
“ il più celebre dei cartellonisti del cinema ” 2. I
suoi costumi per Casanova di Alexander Wolkoff con Ivan Mosjoukine (1927)
furono ammirati sullo schermo e all’esposizione dei bozzetti tenuta a Parigi
nel 1927 presso la Galerie Simonson 3. Fu costumista di Geheimnisse
des Orients ovvero Sheherazade (Notte meravigliosa) di Alexander
Wolkoff con Ivan Petrovich e Marcella Albani (1928), Monte Cristo (Il
conte di Montecristo) di Henri Fescourt con Jean Angelo e Marie Glory (1929,
anche scenografia). Ha pubblicato Le Costume nella collezione L’Art
cinématographique, Parigi, 1929. All’Opera Russe de Paris ed al Théâtre
des Champs-Elysées collaborò con Ivan Bilibine e Alexandre Benois. Suoi furono
i costumi per l’opera Rouslan et Ludmila (1930, anche scenografia), e i
balletti (1931) l’Amour sorcier e Etude (anche scenografia,
musica di Bach) messi in scena all’Opera russe a Parigi. Fu costumista di Tarakanova
di Raymond Bernard con Edith Jehanne (1930). Fu premiato con medaglia d’oro
all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi, per le sue opere
scenografiche (Pelléas et Mélisande). Suoi furono
i costumi dei film Volpone con Louis Jouvet (1938-1940), Le
Jour se lève di Marcel Carné con Arletty e Jean Gabin (1939), De
Mayerling à Saraïevo di Max Ophüls con Edwige Feuillère (1939). Nel 1939, Bilinsky si trasferì in Italia (Roma). Fu costumista di Senza
cielo di Alfredo Guarini con Isa Miranda e Gustavo Diessl (1940, anche
scenografia 4), Ridi, Pagliaccio ! di Camillo
Mastrocinque con Laura Solari e Fosco Giachetti (1941), Amore imperiale
di Alexander Wolkoff con Luisa Ferida e Claudio Gora (id., anche scenografia), Paura
d’amare di Gaetano Amata con Camilla Horn e Luis Hurtado (1942), Lo
Sconosciuto di San Marino con Aurelio Milloss, Vittorio De Sica e Anna Magnani
(1946, anche scenografia), ecc. Sue furono le scene e i costumi dei balletti Schiaccianoci (Teatro Adriano, Roma,1945) e Follie Viennesi
(Teatro alla Scala, 1947) con le coreografie di Aurel Milloss. Scenografo e
costumista, Bilinsky conta al suo attivo oltre
15 scenografie teatrali ed una cinquantina di film. Molti dei suoi lavori sono
oggigiorno conservati nei musei a Parigi, negli Stati Uniti, in Canada e a
Jerusalemme. Bilinsky
è stato un antesignano dell’arte nuova “ Musica-colore ”
– trasposizione della musica in forme e colori – che realizza la sintesi
degli elementi musicali e pittorici, che si esprime a mezzo di “ suono-immagini ”
– il suono che assume una forma spaziale visiva, mentre l’immagine risuona e
si muove nel tempo. Questi concetti sono stati applicati dall’artista fin dal
1931 in molti progetti di “ trascrizioni visive ” di varie
composizioni musicali. Le sue figurazioni colorate di brani di musica classica
precedono nel campo cinematografico le idee di Walt Disney, avendo egli
molti anni prima preparato in forma e colori tutta una sceneggiatura per una
trasposizione cinematografica de “ Le Jardin Féerique ” di Ravel
5. Un
angoscioso segno premonitore pervade l’ultimo suo lavoro. Una serie di
illustrazioni interpretative dell’Apocalisse di san Giovanni : una
trentina di acquarelli davvero impressionanti tutti pervasi dal senso
della disperazione e della morte. Ma questa colse l’artista prima che
egli potesse realizzare il suo proggetto di esporre a Parigi la sua Apocalisse.
Il 3 febbraio 1948 moriva a Catania ; il 3 febbraio 1956 è stato
eretto a cura di amici un monumento funebre nel “ Viale degli Uomini
Illustri ” nel cimitero della città. René
Clémenti-Bilinsky 1.
François Mazeline, “ l’Affiche de cinéma – Boris Bilinsky ”,
Cinéma, 1 agosto 1928. 2.
Lucie Derain, “ les Affiches de cinéma – polychromie pour blancs et
noirs ”, Arts et Métiers Graphiques, n° 22, 15 marzo 1931. 3.
Vedere : René Clémenti-Bilinsky, “ Les Costumes de Boris Bilinsky
pour Casanova ”, L’Intermédiaire des Casanovistes, Genève,
2000. 4.
“ [...] La foresta di Senza cielo è senza dubbio un bel pezzo di
cinematografo, e ne va data lode a Guarini che affrontava per la prima volta i
pericoli della regia, e sopratutto di una simile regia. Lo scenografo Bilinsky
ha ricostruito a Cinecittà una giungla vaporosa e terribile non inferiore a
nessuna ricostruziona americana, e nella prima parte c’è un desolato
villaggio di baracche popolato da enigmatici indiani che sembra un pezzo,
vivissimo, di un documentario. ” Vice [L. Comencini], Tempo, n.
80, 5 dic. 1940. Citato nel Dizionario del Cinema Italiano, E. Lancia, R.
Chiti, Gremese Editore, vol. 1. 5.
Vedere Salvatore Lo Presti, “ Vedere la musica ”, La Sicilia,
28 ottobre 1947 e “ Eretto un monumentino per lo scenografo Bilinsky ”,
L’Ora, 4 febbraio 1956.
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