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Ardengo Soffici

Rignano 1881 - Vittoria Apuana 1964

(Rignano sull'Arno, FI 1879 - Poggio a Caiano FI 1964)
Allievo di Fattori a Firenze, è a Parigi tra il 1900 e il 1903 (e poi successivamente), dove collabora con recensioni e illustrazioni a diverse riviste. A Firenze intensa è la sua attività di critico d'arte su "Leonardo", "Vita d'Arte", "La Voce", con scritti su Medardo Rosso, gli impressionisti (su cui organizza nel 1910 a Firenze la prima mostra italiana), Cézanne e il cubismo. Nel 1911 la "spedizione punitiva" di Boccioni e degli altri, provocata dalla stroncatura di Soffici della mostra futurista di Milano, si conclude con una adesione di quest'ultimo al movimento nel '12. Dal 1913 collabora a "Lacerba", prende parte alle esposizioni futuriste e organizza la prima mostra fiorentina del gruppo (1914, Libreria Gonnelli). Pubblica Cubismo e Futurismo (1914), Scoperte e massacri (1919), Primi principi di una estetica futurista (1920). Al rientro dalla guerra si distacca dal futurismo. Fonda "La Vraie Italie" (con Papini) e "Rete Mediterranea", e continua una intensa attività pubblicista. Partecipa alla I e II Mostra del Novecento italiano (1926 e 1929).
(AA.VV., Il Futurismo a Milano, Mazzotta, Milano 2002)

Nasce a Rignano sull'Arno (FI) il 7 aprile 1879. Scrittore, poeta, critico, pittore, incisore e operatore culturale nell'accezione più ampia del termine, frequenta già da ragazzo gli ambienti artistici fiorentini. Conosce Signorini, Fattori e Segantini, la pittura macchiaiola e il simbolismo. Ai primi del Novecento si reca a Parigi dove conosce i principali personaggi dell'avanguardia francese, da Apollinaire aJacob, da Braque a Derain a Gris e Dufy; ammira la pittura di Cézanne ed è colpito qualche anno dopo dalle opere scultoree di Picasso e Gosol. Mentre è ancora a Parigi, tiene i contatti con l'ambiente culturale italiano e in particolare con Papini e Prezzolini. Con quest'ultimo fonda nel 1908 la rivista "La Voce" di cui disegnerà marchio e testata. La sua collaborazione a tale rivista è pienamente immersa nella querelle culturale europea, prendendo decise posizioni critiche; nel 1911 stroncherà infatti la collettiva futurista di Boccioni, Russolo e Carrà che si svolgeva a Milano. L'anno successivo, a specchio del suo temperamento sulfureo e contraddittorio, aderisce pienamente al Movimento Futurista di Marinetti. Nel 1914 si distacca dal futurismo e la sua pittura acquista una maggiore tensione espressionista, pur con continui ritorni alla tradizione classica. Negli anni Venti e Trenta la sua ricerca raggiunge un immaginario che risente della lezione dei primitivi quattrocenteschi, tanto da avvicinarlo alle esperienze del movimento di Novecento, sul quale mantiene comunque un riserbo critico. Espone tuttavia, nel 1926 e nel 1929 alla I e alla II "Mostra del Novecento Italiano" alla Permanente di Milano e nel 1930 alla mostra del gruppo a Buenos Aires. Alla fine degli anni Trenta si accosta sempre più lentamente alle atmosfere del Realismo Magico europeo d'impronta mediterranea, cioè aperto alla fusione di forma-colore e natura. La sua pittura andrà in seguito sempre più congelandosi attraverso un recupero della tradizione e dei temi naturalistici. In questi anni la sua attività espositiva è molto intensa: partecipa nel 1934 e nel 1936 alla Biennale di Venezia e ad altre numerose esposizioni nazionali e internazionali.
Muore a Vittoria Apuana il 19 agosto 1964.

(Cat., Il colore del lavoro,  mostra Milano, Torino, Piacenza, Electa, Milano 1991)

 


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