Mario Sironi
Tempio Pausania (Sassari) 1885-Milano 1961
Uno dei grandi nomi della pittura italiana del Novecento,
Sironi agli inizi del secolo è attivo a Roma dove frequenta lo studio
di Balla. Si trasferisce a Milano e nel 1915 Boccioni lo chiama nel direttorio
del movimento futurista. Si allontana dal Futurismo alla fine del 1922
entrando a far parte de 'II Gruppo del Novecento', inizialmente chiamato
'Gruppo dei Sette'. Oltre all'attività di pittore, Sironi si dedica anche
all'illustrazione di riviste («Il Popolo d'Italia») ed alla progettazione
di allestimenti fieristici e scenici. Considerato l'illustratore per antonomasia
del periodo fascista, collabora intensamente con la Fiat tra il 1936 ed
il 1952 creando importanti e significativi bozzetti pubblicitari: tipico
del suo stile grafico e dei suoi colori è il manifesto realizzato nel
1954 per la 1900 A che corre veloce su una strada di montagna.
(Cat.,
Il manifesto FIAT 1899 - 1965, a cura di A. C. Quintavalle, mostra
GAM Torino, Ed. GAM, Torino 2001)
Pittore,
illustratore, decoratore, scenografo. Giovanissimo, si trasferisce a Roma
e frequenta i corsi di nudo presso l'Accademia di Belle Arti e lo studio
di Balla, dove incontra Carrà e Boccioni. Nel 1915 fa parte del direttivo
del movimento futurista, nel 1918 del movimento "Valori Plastici". Nel
1919 partecipa alla Grande Esposizione Nazionale Futurista presso la Galleria
Centrale di Milano. Nel 1992 è tra i fondatori del gruppo dei Sette Pittori
che, nel 1925, diventa il gruppo "Novecento" prendendo le distanze dal
futurismo. Nel 1929 collabora con l'architetto Muzio all'allestimento
del padiglione italiano alle esposizioni di Colonia e Barcellona. Nel
1932 si occupa della Mostra del Decennale della Rivoluzione Fascista a
Roma. Dal 1933 al 1950 cura la scenografia per le varie edizioni del Maggio
Musicale Fiorentino. Dalla seconda metà degli anni Trenta esegue decorazioni
murali in Italia ( decora la sede del "Popolo d'Italia") e all'estero.
(Mughini
G., Scudiero G., Il manifesto pubblicitario italiano,
Nuova Arti Grafiche Ricordi, Milano 1997)
Uno
dei grandi nomi della pittura italiana di questo secolo, Sironi fu attivo a Roma
agli inizi del Novecento. Negli anni Venti si impose all'attenzione del
pubblico
con la sua pittura affascinante. Durante il regime fascista eseguì anche
allestimenti di padiglioni e scenografie. Il suo stile pittorico si ritrova nei
cartelloni, di grande interesse artistico, realizzati, a eccezione del manifesto
per la Fiat 1900 del 1956, negli anni Trenta. Di particolare segno grafico
alcuni soggetti per il quotidiano «L'Ambrosiano».
(AA.VV., Catalogo Bolaffi del Manifesto Italiano, Giulio Bolaffi
Editore, Torino 1995)
A Roma dal 1886, frequenta lo studio di Balla e diventa amico di Boccioni, con il quale compie
alcuni viaggi in Francia e in Germania. Nel 1906 è a Milano, dove si trasferisce definitivamente al rientro dalla guerra. Partecipa a numerose esposizioni futuriste e nel '19 tiene la prima personale alla Casa d'Arte Bragaglia. Arruolatesi come volontario, al rientro firma con Dudreville, Funi e Russolo il manifesto Contro tutti i ritomi in pittura (1920). Lavora come disegnatore e come critico per quotidiani e periodici ("Popolo d'Italia") e nel '22 è tra i fondatori del gruppo Sette Pittori Italiani, con il quale partecipa anche alla Biennale di
Venezia nel '24. Espone alla I e II Mostra del Novecento italiano.
(AA.VV., Il Futurismo a Milano, Mazzotta, Milano 2002)
Nasce a Sassari il 12 maggio 1885. L'anno seguente la sua famiglia si trasferisce a Roma.
Iscrittosi alla facoltà di Ingegneria, a diciotto anni abbandona gli studi per seguire la Scuola del Nudo presso l'Accademia di Belle Arti. Conosce in questo periodo Giacomo Balla, attraverso
cui coglie le novità dell'esperienza divisionista, in particolare quella di Segantini; conosce anche i pittori futuristi Severini e Boccioni. A quest'ultimo sarà legato da profonda amicizia; nel 1908 infatti i due compiono un lungo viaggio a Parigi e a Berlino. Quella di Sironi non sarà mai una vera adesione al futurismo anche quando espone nel 1914 alla Galleria Sprovieri di Roma con i protagonisti di questo movimento. Diversa è la sua idea dell'esistenza, molto meno ottimistica di quella di Marinetti, tanto che fin dai primi anni Dieci la sua pittura fonde il dinamismo a una solida e plastica strutturazione volumetrica, che implica un preciso intento costruttivo, intento che si preciserà meglio dopo la sua partecipazione alla Grande Guerra. Nel 1919 tiene la sua prima personale a Roma dove espone opere in cui appare evidente, in uno stile cubo-futurista, la volontà di rompere con ogni influenza accademica; ma viene stroncato da Mario Broglio, fondatore della rivista "Valori Plastici". Dai primi anni Venti la sua ricerca pittorica si va intensificando secondo la lezione di Cézanne, sono di questi anni i primi paesaggi urbani che si rifanno all'arte dei primitivi italiani. Superata ormai l'esperienza futurista, Sironi trasforma la sua pittura quando incontra Margherita Sarfatti, che lo indirizza verso quello che diverrà il gruppo di Novecento. Nel 1923 espone con Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi e Bucci alla Galleria Pesare di Milano e l'anno successivo partecipa con il gruppo alla Biennale
di Venezia. La sua è un'adesione ormai precisa; diviene, infatti, responsabile di tutte le mostre del gruppo di Novecento e partecipa nel 1926 e nel 1929 alla I e alla II "Mostra del Novecento Italiano". Sul finire degli anni Venti, l'immaginario di Sironi acquista una strada monumentale che si rivela pienamente negli anni Trenta attraverso le pitture murali e le sculture concepite nella dimensione architettonica. Una svolta che lo porterà a collaborare con gli architetti Baldessarri e Terragni e con altri esponenti del gruppo razionalista. Dalla sua arte di questi anni giunge l'immagine di un'umanità eroica, ma non per questo piena di certezze; la sua ricerca sulla forma abbandona certe cadenze classiciste per abbracciare una dimensione più espressionistica, la forma, gli oggetti, lo spazio in una forza dei volumi accentuata dai toni cromatici densi e plumbei. Nel 1933 pubblica il Manifesto della Pittura Murale. Nel corso degli anni Trenta realizza varie opere murali per edifici pubblici. Nel dopoguerra questo suo lavoro, considerato fascista, gli causerà l'ostracismo da parte della critica, che solo in questi ultimi anni ne ha riproposto un'analisi, collocandolo fra i maggiori artisti di questo secolo. Muore a Milano il 13 agosto 1961.
(Cat., Il colore del lavoro, mostra Milano, Torino, Piacenza,
Electa, Milano 1991)
Futurista del gruppo di Balla, Carrà e Boccioni,
aderisce nel 1928 a Valori plastici. La sua pittura è, però, fra quelle che
creano la corrente Novecento. Da un punto di vista grafico, la sua opera, che si
ritrova già in Noi e il Mondo, andrà a numerose riviste come Gerarchla,
Il Popolo
d'Italia, La Donna, Natura o Domando la parola. Curò scenografie e si
espresse in pubblicità con cartelloni costruiti su un impianto plastico
massiccio. Ci sono suoi manifesti per la Fiat, per la Lotteria dei Mutilati. Per
la rivista Gli Avvenimenti disegnò una serie di cartoline (1915).
(AA.VV., Nei dintorni di Dudovich, Catalogo
della mostra, Modiano, Trieste 2002)
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