Luigi Pasquini
Rimini 1897 – 1977
Pittore,
illustratore, giornalista, scrittore. Studia all'Accademia di Belle Arti
di Bologna, dove si diploma nel 1916. Inizia giovanissimo un'intensa attività
artistica, dedicandosi principalmente all'acquerello e alla xilografìa.
Nel 1921 è presente alle Esposizioni Romagnole Riunite di Forlì: qui viene
premiato con una medaglia di bronzo. Dagli anni Venti partecipa a tutte
le più importanti mostre collettive riminesi, divenendo immediatamente
il perno su cui gravitava la cerchia artistica ed intellettuale cittadina.
Con le sue incisioni e disegni illustra pubblicazioni e riviste riguardanti
Rimini e la Romagna, tra cui "Cronache azzurre" (1920), "La Vela" (1923),
"Rimini, la più bella spiaggia del mondo, periodico estivo di cronaca
mondana" che egli fonda e dirige nel 1925, il "Gazzettino azzurro", "II
Corriere dei Bagni" (1924) e la "Pie", a cui collaborerà per anni con
xilografìe per la copertina e con articoli e saggi. Nella pittura predilige
l'acquerello, tecnica con la quale riprende i paesaggi tipici della città
e della campagna riminese; le piazze, i borghi, i monumenti, il porto,
il mare, con una perseveranza dettata dall'amore viscerale che lo legava
alla sua terra, riuscendo a sfatare luoghi comuni, grazie ad una "maestria
straordinaria e con un'abilità artigiana a volte così sorprendenti da
divenire esse stesse soggetto e oggetto dei dipinti" (Pasini). Intensissima
la sua attività di pubblicista; collabora a tutti i principali quotidiani
e periodici locali e nazionali, tra cui il ferrarese "Corriere Padano",
la "Gazzetta di Parma", il "Giornale d'Italia", il "Corriere della Sera",
"II Resto del Carlino", con interventi ed elzeviri che spaziano da argomenti
di costume e di attualità , alla storia ed alla critica d'arte e letteraria,
al racconto autobiografico. Autore di numerosi libri, tra i quali ricordiamo
Romagna per i lettori e venditori (1936), Tienti alla terra (1947), Il
podere sulla linea gotica (1951), I mangiari di Romagna (1960) e La professoressa
(1964). Nel 1925 si cimenta in un bozzetto cartellonistico per la réclame
della spiaggia riminese, commissionato dalla "Pro-Rimini", che, in originale,
viene inviato alla Esposizione delle Industrie Turistiche di Grenoble.
Il bozzetto, che non fu mai stampato in formato manifesto, venne invece
usato per la copertina di un opuscolo pubblicitario stampato in 50.000
copie. Nel 1926 realizza un manifesto per la propaganda della spiaggia
di Pesare, edito dalla Soc. Anonima Industria Bagni e Alberghi. Nei suoi
non rari impegni quale grafico, egli tenta di sintetizzare nella comunicazione
pubblicitaria l'idea della Riviera adriatica che egli riteneva "vincente":
un insieme di arte, storia, piacere della natura e del mare. Ad esempio,
nel bozzetto del 1925 il mare e la spiaggia, con la esotica piattaforma,
i capanni e tutti gli attrezzi da divertimento , si ammirano da un ideale
terrazzo racchiuso tra le linee medievali del palazzo dell'Arengo, della
fontana della piazza, mentre un putto malatestiano viene sostenuto dalle
insegne e dagli elefanti di Sigismondo. Un locus balneare, quindi, fatto
non solo di mare e di mondanità effimera, bensì
di accumulazioni nobilitanti e di dimensioni storico-artistiche, proposte
come scenario ideale del "divertimento". Un'idea, questa, ripresa in parte
da Dudovich nel suo bozzetto per un manifesto di Rimini nel 1946.
(Cat., Il mare di Dudovich, Fabbri
Editori, Milano 1991)
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