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Plinio Nomellini

Livorno 1866-1943


Pittore, allievo del Beiti e del Fattori, risente dell'ambiente macchiaiolo. Diventa divisionista, riuscendo a trasmettere ai suoi cartelloni la stessa intensità cromatica che caratterizza i dipinti. Scrittore attivissimo, amico di Pascoli, di D'Annunzio, di Puccini, di Mascagni, di Eleonora Duse e di Isadora Duncan, partecipa a tutte le mostre più importanti del suo tempo.
(Mughini G., Scudiero G.,  Il manifesto pubblicitario italiano,  Nuova Arti Grafiche Ricordi, Milano 1997)

Uno dei nomi di maggiore rilevanza nel panorama pittorico italiano del nostro secolo. Dopo essere stato influenzato dai macchiaioli toscani e dal postimpressionismo francese, entrò a far parte della corrente divisionista agli (AA.VV., Catalogo Bolaffi del Manifesto Italiano, Giulio Bolaffi Editore, Torino 1995)   

Nasce a Livorno il 6 agosto 1866. Frequenta prima la scuola tecnica dove si diploma nel 1883 e la Scuola comunale di Arte e Mestieri l'anno successivo; contemporaneamente frequenta anche i corsi di Disegno presso lo studio del pittore livornese Natale Betti. Nel 1885 può finalmente iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Firenze dove segue il corso di Pittura tenuto da Giovanni Fattori. Dal 1885 al 1890 frequenta assiduamente gli artisti macchiaioli (Silvestro Lega, Telemaco Signorini e lo stesso Fattori) e porta avanti una sua ricerca pittorica che nasce dalla pittura di macchia ma è più evoluta e moderna. Nel 1889 partecipa all'Esposizione Universale" di Parigi con l'opera Il Fienaiolo; qui può osservare la pittura degli artisti impressionisti che lo porta a evolvere la sua ricerca pittorica in questo senso e a ricercare e studiare soprattutto temi socialmente impegnati. Nel 1891 dipinge, dopo il suo ritorno da Parigi, Piazza Caricamento che evidenzia il suo interesse per la realtà sociale delle masse più povere, in una pittura di impasto impressionista che risente del ricordo fattoriano ma anche della pennellata di Millet. A Genova Nomellini da vita al Gruppo di Albaro: artisti, poeti e letterati che si incontrano e discutono d'arte e delle nuove problematiche. Sono questi anni molto intensi per l'artista, che va progressivamente abbandonando la pittura divisionista per avvicinarsi alle tematiche simboliste. Partecipa nel 1899 alla Biennale di Venezia dove espone La sinfonia della luce, opera che influenzerà il lavoro successivo e da cui trapela un maggiore interesse per la purezza dei sentimenti e delle emozioni naturali. Nel 1902 lascia definitivamente Genova e si trasferisce a Torre del Lago, dove frequenta assiduamente la villa di Giacomo Puccini, cenacolo di artisti e letterati. In questo periodo si afferma il suo interesse per i temi simbolisti anche se, frequentando D'Annunzio e Pascoli, risente degli ideali nazionalisti risorgimentali. In questo periodo Nomellini inizia a collaborare come illustratore per alcune riviste; nel 1907 allestisce alla Biennale di Venezia insieme a Chini, De Albertis e Previati la Sala del Sogno. Nel 1908 si trasferisce a Viareggio ed è in questi anni che la sua pittura accentua la vena coloristica in una foga cromatica quasi convulsa, dando libero sfogo a una sorta di magico decorativismo. Nel 1919 si trasferisce a Firenze; la critica si disinteressa ora della sua nuova pittura, isolandolo sempre di più dalle manifestazioni ufficiali. Negli ultimi anni continua a lavorare realizzando opere di grande qualità pittorica ma senza più alcun interesse politico sociale e senza sostanza poetica. Muore a Firenze l'8 agosto 1943.
(Cat., Il colore del lavoro,  mostra Milano, Torino, Piacenza, Electa, Milano 1991)


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