Giorgio De Chirico
Volos (Grecia)
1888 - Roma 1979
Nato in Grecia, compie i primi studi ad Atene, ma la sua vera formazione artistica
avviene a Monaco di Baviera tra il 1906 ed il 1909. Trasferitesi a Parigi nel 1911, si
orienta decisamente verso la pittura metafisica, che teorizza, al suo rientro in Italia,
unitamente al ritorno al classicismo, in particolare attraverso la rivista «Valori
Plastici». È una delle figure centrali dell'arte italiana del Novecento. In campo
pubblicitario realizza solo due mediocri manifesti: uno per l'Amaro Ramazzotti
(1954) e l'altro per la Fiat 1400 (1950): in realtà l'azienda torinese chiese al maestro una
pittura ad olio che illustrasse la nuova vettura ma poi decise di fame anche un
cartellone (con riproduzione fotografica e stampa in offset). L'immagine creata dall'artista
per la 1400 è invero banale e sproporzionata nella parte che riguarda la vettura,
mentre si vede davvero la mano del famoso pittore solo nella zona superiore del soggetto dove è raffigurato Bellerofonte
con il suo fido Pegaso, mentre tra le nubi appare la prima Fiat, costruita circa
cinquant'anni prima.
(Cat.,
Il manifesto FIAT 1899 - 1965, a cura di A. C. Quintavalle, mostra GAM
Torino, Ed. GAM, Torino 2001)
Formatosi
agli inizi del secolo all'Accademia di Belle arti di Monaco di Baviera, ove la
famiglia si era trasferita, frequentò anche gli ambienti artistici parigini,
esponendo i suoi primi lavori al Salon d'Automne tra il 1912 e il 1914. Sono di
quel periodo le straordinarie creazioni pittoriche del periodo metafisico.
Espose a numerosissime edizioni delle biennali, quadriennali ed a tutte le
maggiori esposizioni artistiche mondiali. Due sono i manifesti pubblicitari
realizzati da de Chirico, non certamente felici sia dal punto di vista pittorico
che da quello pubblicitario («Fiat 1400», «Amaro Ramazzotti»),
entrambi
stampati in offset e per questo ancora meno piacevoli.
(AA.VV., Catalogo Bolaffi del Manifesto Italiano, Giulio Bolaffi Editore,
Torino 1995)
Nasce il 10 luglio 1888 a Volos, capitale della Tessaglia, da genitori italiani. Trasferitesi con la famiglia ad Atene, dal 1903 al 1906 frequenta il corso di Disegno della sezione Belle Arti
presso il Politecnico. A causa della morte del padre, nel 1905 torna con la madre e il fratello Andrea (Alberto Savinio), in Europa occidentale. A Firenze completa gli studi all'Accademia di Belle Arti e in seguito frequenta a Monaco l'Akademie der Bildenden Kùnste. Qui de Chirico subisce l'influenza dei simbolisti tedeschi, Klinger, Thoma e soprattutto Bóckiin e studia gli scritti filosofici di Schopenhauer e Nietzsche. Tra il 1909 e il 1910 vive tra Milano e Firenze, e nel 1911 raggiunge il fratello Andrea a Parigi. Qui la sua pittura, che finora ha elaborato le suggestioni dei pittori tedeschi da lui amati, si sviluppa in linguaggio autonomo. Nascono in questi anni le prime prove metafisiche che espone per la prima volta nel 1912, su consiglio di
Apollinaire, al Salon d'Automne: una Piazza d'Italia, un Autoritratto e L'enigma dell'oracolo, immagini nostalgiche e malinconiche, luoghi isolati e inquietanti popolati di monumenti solitari, oggetti evocativi e manichini. Allo scoppio della guerra, nel 1915, viene richiamato in Italia e destinato a prestare servizio presso l'ospedale militare di Ferrara. Qui dipinge capolavori come Le muse inquietanti e la serie degli Interni metafisici, ed elabora con Carrà, Morandi e de Pisis la teoria della pittura metafisica. Alla fine della guerra, nel 1918, si reca a Roma dove si trattiene stabilmente, esclusi i frequenti ma brevi soggiorni fiorentini, fino al 1924. Frequenta assiduamente i musei dove copia la pittura degli antichi maestri. Sono gli anni in cui abbandona
l'uso dell'olio per sperimentare i colori a tempera. A Roma collabora alla rivista "Valori Plastici", facendo parte del gruppo ideologico guidato da Mario Broglio, e tiene nel 1919 alla Galleria di Anton Giulio Bragaglia la sua prima mostra personale, duramente criticata da
Roberto Longhi. Nel 1924, partecipa per la prima volta alla Biennale e compie un breve viaggio a Parigi per poi stabilirvisi nuovamente nel 1925. Nel 1926 incomincia a esporre in Italia e all'estero con il gruppo del Novecento, accomunandolo a questa tendenza il "desiderio classico" insito nella sua pittura ("Pictor classicus sum"). Durante il 1929 pubblica il
suo romanzo Ebdòmero e realizza scene e costumi per il balletto Le bai. La crisi del 1929 crea una situazione difficile per il mercato dell'arte e de Chirico decide di trasferirsi definitivamente in Italia, fissando la propria dimora a Roma. Nel 1932 partecipa alla Biennale di Venezia; l'anno seguente realizza scene e costumi per I puritani di Bellini per il Maggio Musicale Fiorentino ed esegue nel 1933 una grande pittura murale per la Triennale di Milano. Dal 1939 (anno in cui lavora per il Covent Garden di Londra) al 1942 vive prevalentemente a Milano. In quest'ultimo anno è presente alla Biennale di Venezia con una sala di opere che vengono definite "barocche". Passa gli anni della guerra tra Milano, Firenze e Roma, dove poi si stabilisce definitivamente. Nel secondo dopoguerra si fanno più frequenti i suoi impegni con il
teatro lirico: collabora con il Teatro Comunale di Firenze, l'Opera di Roma e il Teatro alla Scala di Milano; s'intensifica anche l'attività grafica dedicata all'illustrazione. Solo intorno alla seconda metà degli anni Sessanta si rivaluta la figura di de Chirico in tutta l'ampiezza della sua produzione. Finalmente nel 1970 viene allestita la sua prima grande mostra antologica nelle sale di Palazzo Reale a Milano. Nel 1974 viene nominato Accademico di Francia. Muore a Roma il 20 novembre 1978.
(Cat., Il colore del lavoro, mostra Milano, Torino, Piacenza,
Electa, Milano 1991)
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1950
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