Enrico Sacchetti
Roma 1877 – Settignano (Firenze) 1967
Inizia la sua attività artistica come caricaturista ed illustratore, ma si dedica anche alla pittura ad olio e al cartellone
pubblicitario. Nel 1914 realizza un manifesto per Mele dove rivela un tratto immediato e vigoroso che dimostra la sua capacità
a dominare la pagina. Durante la prima guerra mondiale esegue cartoline e manifesti di propaganda militare e del Prestito
Nazionale. Nel 1921 disegna il famoso manifesto per il "Bitter Campar!" raffigurante un viveur dall'aria molto raffinata ed
elegante. L'aspetto caricaturale è sempre presente nelle sue creazioni, nella definizione di particolari
individui, come il dinoccolato dandy servito da un caratteristico e pittoresco negretto, o
il signore dall'aria blasonata del Campari.
(Mughini
G., Scudiero G., Il manifesto pubblicitario italiano, Nuova
Arti Grafiche Ricordi, Milano 1997)
Abilissimo
illustratore. Sacchetti si distinse all'inizio del secolo come caricaturista
presso il periodico milanese «Verde e Azzurro» (per il quale eseguì anche un
interessante manifesto). Lavorò anche in Sudamerica e a Parigi.
matrice
prevalentemente caricaturale.
(AA.VV., Catalogo Bolaffi del Manifesto Italiano, Giulio Bolaffi
Editore, Torino 1995)
Intellettuale acuto e tormentato, non solo pittore e
grafico, Sacchetti fu scrittore di qualità tanto da vincere il Bagutta nel 1937
con il suo Vita d'artista che ricostruiva le vicende dello scultore Libero
Andreotti. Sacchetti illustrò riviste, disegnò cartoline, mostrando un segno
non lontano da Marcello Dudovich anche se più secco e nervoso. La sorte gli
sorrise quando, a Parigi (rientrato da una infelice trasferta lavorativa in
Argentina), ebbe una fortunata collaborazione con La Vie Parisienne. Disegnò
manifesti pubblicitari. Illustrò, fra gli altri, per Lidel, Numero, La Lettura.
(AA.VV., Nei dintorni di Dudovich, Catalogo
della mostra, Modiano, Trieste 2002)
1906
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1914 ca |
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1915 ca |
1920 ca
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1920 ca
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1925 |
1926
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1960 ca
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1936
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