Home Ricerca/Search Bibliografia Links

Lucio Fontana

Rosario di Santa Fè (Argentina) 1899 - Comabbio (Varese) 1968


Pittore e scultore, figlio dello scultore milanese Luigi Fontana. Nel 1905 rientra in Italia dove, a Milano, si diploma all'Istituto Tecnico Cattaneo. Nel 1922 torna in Argentina e si dedica alla scultura. Nel 1928 è di nuovo a Milano dove frequenta i corsi di Wildt presso l'Accademia di Brera. Nel 1930 si diploma e partecipa alla Biennale di Venezia. Nello stesso anno tiene una prima personale al Milione, dove esporrà ancora negli anni successivi. "Sin dall'inizio degli anni Trenta conduce il suo lavoro con estrema libertà, adottando soluzioni postcubiste, interessandosi ai volumi nello spazio ma anche riducendo il suo intervento alla semplice traccia del graffito. Presto giunge anche a una astrazione libera, ove l'immagine è soprattutto affidata alla linea recisa." Nel 1934 frequenta il gruppo degli astrattisti italiani e, ancora, nel 1935 aderisce al gruppo Abstraction-Création di Parigi ed inizia, ad Albisola, 1' attività di ceramista, cui si dedicherà tutta la vita. Nel 1936 è alla VI Triennale di Milano dove. insieme a Nizzoli. Palanti e Persico, realizza il progetto del salone della Vittoria. Alla fine degli anni Trenta è di nuovo in Argentina dove, nel 1946, redige il Manifesto bianco. Nel 1947 torna a Milano dove scrive una serie di manifesti per la pittura spaziale e continua il suo lavoro di artista all'insegna di un ininterrotto sperimentalismo.
(Mughini G., Scudiero G.,  Il manifesto pubblicitario italiano,  Nuova Arti Grafiche Ricordi, Milano 1997)

Tra i più noti pittori del Novecento italiano, Lucio Fontana è ritenuto artista di avanguardia per le linee essenziali della sua pittura. Dopo il rientro dall'Argentina (1927) si dedicò alla scultura sotto la guida di Adolfo Wildt. Navigazione Cosulich, di grandissimo interesse perché vi si intravedono le linee che di lì  a poco  saranno identificate nella corrente artistica dello Spazialismo.
(AA.VV., Catalogo Bolaffi del Manifesto Italiano, Giulio Bolaffi Editore, Torino 1995)   

Nasce il 19 febbraio 1899 a Rosario di Santa Fé in Argentina. Nel 1905 si reca a Milano con il padre scultore, si diploma alla Scuola Tecnica e frequenta il primo anno all'Accademia di Brera. Nel 1921 torna in Argentina e lavora nello studio del padre. Nel 1925 espone le sue prime sculture figurative all'"VIII Salon de Bellas Artes" di Rosario. Nel 1928 torna a Milano dove riprende a frequentare l'Accademia di Brera seguendo il corso di Scultura tenuto da Adolfo Wildt. Nel 1930 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. In questi anni la sua ricerca è volta a superare l'influenza accademica del padre, guardando all'opera di Maillol e di Martini. Nel 1930, si allontana dal naturalismo formale e raggiunge le prime soluzioni astratte, che espone nella sua prima mostra personale alla Galleria II Milione di Milano nel 1931. In questo periodo realizza lavori in terracotta colorata e riprende nel 1934 lo studio sulla costruzione astratta. Nel 1935 espone di nuovo alla Galleria II Milione, strutture in ferro e gesso in cui egli stesso era intervenuto con segni grafici e colore. Sempre quest'anno si lega al movimento parigino di Abstraction-Création ed è presente alla "I Mostra dell'Arte Astratta Italiana" nello studio torinese di Casorati e Paulucci. Tra il 1935 e il 1936 si trasferisce ad Albissola dove si dedica incessantemente alla ceramica, materiale che lo attrae per la sua malleabilità e per le soluzioni cromatiche. La sua ricerca espressionistica lo avvicina per un breve periodo al movimento di Corrente. Durante il periodo in cui torna a vivere in Argentina (1939-1947), si dedica soprattutto alla ricerca figurativa espressionista e postimpressionista, ma nel 1946, il suo desiderio di libertà espressiva, maturato sulle innovazioni tecniche e scientifiche, lo porta a stendere il Manifesto Bianco. Tornato a Milano nel 1947, realizza alcuni "ambienti spaziali" e presenta il Primo Manifesto dello Spazialismo (negli anni successivi ne stenderà altri cinque). Nel 1949 costruisce alla Galleria Il Naviglio di Milano Ambiente spaziale con forme spaziali e illuminamne a luce nera, forme che paiono fluttuare in uno spazio aperto, e nel 1951 realizza la decorazione a spirale in neon, per il soffitto del Palazzo della Triennale di Milano. Dal 1950 comincia a eseguire i "Concetti spaziali", i "Buchi" che egli stesso, intervenendo sull'opera, provoca sulla carta, sulla tela ricca di materia, sulla sabbia, inserendo lustrini e pezzi di vetro, gestualmente e vorticosamente agendo sullo spazio. Nel 1958 presenta alla Biennale di Venezia una serie di "Buchi" su tela. Fontana raggiunge lo "spazio assoluto" nel 1958 con la serie dei "Tagli"; il concetto racchiuso in questo gesto apre nuove vie alla teoria dell'arte che ora non presenta più confini, la tela non è più un limite alla forza dirompente dell'artista che, concettualmente, semplifica la sua carica gestuale in un unico monumentale taglio sulla tela monocroma. Nel corso degli anni Sessanta esegue ancora "Ambienti spaziali" che realizza in occasione di rassegne espositive, cicli di dipinti con interventi materici, buchi e tagli. Nel 1964 costruisce i primi "Teatrini" in metallo in cui vaghe forme stilizzate ricordano gli elementi della natura. Nel 1966 progetta un ambiente spaziale per la sua sala alla Biennale di Venezia con l'allestimento dell'architetto Scarpa, e vince il Gran Premio Internazionale della Pittura. Nel 1968 partecipa con un grande ambiente spaziale a "Documenta IV" a Kassel. Muore a Comabbio (VA) il 7 settembre 1968.
(Cat., Il colore del lavoro,  mostra Milano, Torino, Piacenza, Electa, Milano 1991)

 

 


1935