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Felice Casorati

Novara 1886 - Torino 1963


Artista di grande levatura formatosi agli inizi del Novecento negli ambienti culturali napoletani prima e veronesi poi. In seguito lavorò sempre a Torino. Al termine della prima guerra si dedicò all'arte pittorica e all'incisione, imponendosi nel decennio successivo grazie a opere di grandissimo fascino, che ne hanno fatto uno dei maggiori protagonisti dell'arte italiana di questo secolo. Per quanto concerne i manifesti, Casorati ha creato, nel dopoguerra, alcuni soggetti per manifestazioni e ricorrenze, tutti piuttosto rappresentativi della sua arte ma stampati con la tecnica dell'offset, che comporta la retinatura dell'immagine riprodotta e che dunque non consente a questi cartelloni di raggiungere quotazioni di maggiore rilievo.
(AA.VV., Catalogo Bolaffi del Manifesto Italiano, Giulio Bolaffi Editore, Torino 1995)   

Nasce a Novara il 4 dicembre 1886. Fin da ragazzo coltiva gli studi musicali e artistici. La sua prima opera oggi nota è Casoni padovani del 1902. In questi anni d'inizio secolo esegue prevalentemente ritratti dai toni espressionisti, a matita e a pastello. Nel 1906 si laurea in Giurisprudenza a Padova e l'anno dopo la Biennale di Venezia espone una sua opera: Ritratto della sorella Elvira. Tra il 1909 e il 1911 si sposta tra Napoli e Verona, e nel 1912 dipinge quadri oggi importanti per capire la sua formazione e gli sviluppi, come Le signorine e Bambina, in cui traspare il tentativo di fondere simbolismo e realismo in una forma che risente delle inquietudini dell'epoca. Il 1913 è un anno importante per Casolati: una personale di quarantuno opere alla veneziana Ca' Pesare lo mette in contatto con Arturo Martini e Tullio Garbari. Esegue una serie di incisioni: acqueforti, puntesecche, acquetinte di chiaro accento visionario, che risentono della Secessione viennese. Nel 1914 realizza in scultura un bozzetto per fontana e due straordinarie teste in terracotta policroma che presentano chiari riferimenti alla Secessione viennese. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, si stabilisce a Torino, dove entra in contatto col gruppo di Rivoluzione Liberale capitanato da Piero Gobetti. Sono anni di grandi fermenti politici. La pittura di Casorati vive una svolta determinante: l'attenzione dell'artista si volge ai primitivi italiani del Rinascimento e in particolare guarda Piero della Francesca e Mantegna, dando vita ad alcune opere di grande suggestione: Maria Anna De Lisi e Una donna (L'attesa) entrambe del 1919. Ritornano certe atmosfere straniate dei primi anni Dieci, mediate però dall'impostazione di una forma classica, plastica ma antimonumentale, entro uno spazio scandito da precisi riferimenti geometrici. È una fase che continuerà lungo gli anni Venti, pur con una condensazione sempre più plastica di forma e colore, che si ritrova in Meriggio nel 1923, e con atmosfere cristalline, che citano Piero della Francesca, in Silvana Cenni del 1922. Realizza altre sculture; i ritratti di Ada ed Elvira compaiono in alcuni suoi dipinti. In questi anni si tiene a stretto contatto con i giovani pittori, in particolare quelli che formeranno il Gruppo dei Sei di Torino (Chessa, Menzio, Galante, Levi, Paolucci, Boswell) tenuti a battesimo da Lionello Venturi ed Edoardo Persico nel 1928. Nel 1924 espone alla Biennale di Venezia e nel 1926 alla "I Mostra del Novecento Italiano". Nel 1926 è incaricato da Riccardo Gualino della decorazione del suo teatro privato, per il quale disegna i mobili e scolpisce una serie di sculture. Dal 1928 Casorati riceve l'incarico per la cattedra di Arredamento e decorazione di interni presso l'Accademia Albertina di Torino e dal 1933 collabora al Maggio Fiorentino come scenografo e costumista. E un'attività che lo assorbe per molti anni, segnando la parte finale della sua vita, durante la quale esegue lavori per il Teatro dell'Opera di Roma, per la Scala e il Piccolo Teatro di Milano. Ancora nel 1930 e nel 1938 ha una sala personale alle Biennali di Venezia. Nel 1954 è nominato presidente dell'Accademia Albertina e nel 1956 è presente alla "XXVIII Biennale" di Venezia, nella sala dedicata ai maestri. Nel 1961 ha inizio la sua malattia. Muore a Torino il 1° marzo 1963.
Cat., Il colore del lavoro,  mostra Milano, Torino, Piacenza, Electa, Milano 1991


1930

 


1949

1955

1955

1957