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Gino Boccasile 1

Bari 1901 - Milano 1952

Si diploma alla Scuola d'Arte e Mestieri di Bari. Nel 1932 si trasferisce a Milano dove collabora con lo studio pubblicitario di Achille Mauzan. Illustratore di successo, propone un'immagine di donna sensuale e procace, simbolo della bellezza femminile, ampiamente sfruttato, in seguito, nel campo pubblicitario. Durante la guerra realizza numerosi cartelloni per la propaganda fascista, per la Repubblica Sociale Italiana e per la Campagna Antitubercolare. Nel 1934 espone a Parigi al Salone degli Indipendenti e nel 1936 partecipa, a Roma, alla I Mostra del Cartellone.
(Mughini G., Scudiero G.,  Il manifesto pubblicitario italiano,  Nuova Arti Grafiche Ricordi, Milano 1997)

Tra i più apprezzati e quotati cartellonisti italiani, Gino Boccasile, scomparso a soli 51 anni, raggiunse la notorietà disegnando procaci donnine per le copertine della rivista «Le grandi firme» edita negli anni Trenta da Pitigrilli. Iniziò a disegnare manifesti dal 1930 («Torneo tennistico-Sanremo» e «Caffè Moretto»), ma i suoi cartelli più noti sono quelli realizzati per la Repubblica Sociale Italiana e quelli del primo dopoguerra (es. «Sestriere» e vari soggetti per Yomo, RAS, Formaggino Mio e Paglieri). Gran parte dei manifesti a cavallo degli anni Quaranta e Cinquanta sono penalizzati dalla stampa in offset, caratterizzata da un retino fotografico che ne diminuisce la qualità: nonostante questo, sono molto ricercati e quotati. La sua produzione totale può essere stimati in circa 200 soggetti differenti, non di rado stampati sotto forma di cartoline. Si tenga presente che i collezionisti più avanzati mediamente non possiedono più di una trentina di cartelloni pubblicitari differenti. Se a ciò si aggiunge l'alta emotività del mercato, si ottiene un quadro piuttosto instabile delle quotazioni dei manifesti di questo grande artista.
(AA.VV., Catalogo Bolaffi del Manifesto Italiano, Giulio Bolaffi Editore, Torino 1995) 
 

Fu essenzialmente un autodidatta. La sua prima prova pubblicitaria dovrebbe essere il disegno del vecchio marchio delle posate Wellner distribuite da Valsodo (i tre nanetti). La sua attività di grafico del manifesto e affini fu intensa e firmò campagne per numerose aziende fra cui Ramazzotti, Paglieri, Besana. Il suo nome è legato alla creazione della Signorina Grandi Firme (copertine per la rivista di Pitigrilli) che entrò con forza  nell'immaginario collettivo popolare della metà degli anni '30. Collaborò con molte riviste (Bertoldo, Settebello, Grazia, ecc.). Disegnò cartoline e manifesti sia militari che di propaganda fascista e per la Repubblica Sociale Italiana.
(AA.VV., Nei dintorni di Dudovich, Catalogo della mostra, Modiano, Trieste 2002)  


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Pagine:  1(fino al 1939) - 2(1940-1943) - 3(1944-1952)